mercoledì 4 maggio 2016

Zero

Mi ergo su uno strano simbolo, che ancora non esiste. A sinistra del simbolo, che ancora non esiste, vedo in lontananza millenni sconfinati, fiumi straripanti, immensi deserti, oasi lussureggianti, argille e papiri, e numeri. Tanti numeri. Numeri per mercanti, sacerdoti, calendaristi, agrimensori e cultori degli astri. Vicino allo strano simbolo, che ancora non esiste, vedo una civiltà che usa i numeri come entità geometriche per costruire modelli di pensiero raffinati e duraturi. Vedo rette e parti di rette, proporzioni, teoremi e dimostrazioni, e vedo epicicli, deferenti, equanti, eccentrici. Vedo Talete e Anassimandro, Platone e Aristotele, Euclide e Aristarco. Ma non vedo il simbolo. Già, ci sono seduto sopra e non è ancora giunto da quelle parti. Almeno come lo conosco io.
Allora mi ergo sul simbolo, che ancora non esiste. A destra del simbolo, che ancora non esiste, vedo in lontananza secoli sconfinati e numeri. Tanti numeri. Numeri per mercanti, sacerdoti, ecc. Vicino allo strano simbolo, che ancora non esiste, vedo Tolomeo e Ipazia. Poi mi accorgo che è crollata una civiltà. Rimangono immensi deserti. E restano i numeri. Del simbolo sul quale mi ergo nessuna traccia. Il nulla.
Alla fine, prolungando lo sguardo lo vedo. Il mio simbolo. Secoli sconfinati e numeri. Tra cui, finalmente, il mio numero. Il mio simbolo.
Lo zero.

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